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Il primo anno di Nido

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IMG_2787Nove mesi fa ero logorata dai sensi di colpa:  per me mettere o non mettere la mia Bubi al nido è stata una scelta difficilissima, probabilmente perchè l’alternativa in parte c’era e mi sembrava di mandare la mia piccolina in un covo di germi in cui ne sarebbe uscita solo febbricitante e ammalata.  Adesso che ha finito il primo anno riguardando a quei pensieri sorrido:  ci sono stati, è vero, dei momenti difficili, ma direi che la mia è stata un’esperienza positiva

All’inizio ero dubbiosa:  come sempre, avevo letto un sacco sull’argomento, trovando anche molte teorie che sposano l’idea che un bambino fino ai tre anni ha bisogno della sua mamma e basta.  In ogni caso decisi, insieme all’Ing, per il nido.  In un primo momento optando per 3 mattine a settimana, per poi passare, visto che tutto procedeva per il meglio, a 5 mattine a settimana.

Qui di seguito alcune mie riflessioni su quest’anno:

PRO

Per quanto un genitore si possa impegnare credo che difficilmente possa proporre tutte le attività che vengono proposte al nido.  Attività che seguono un progetto educativo (annuale) e uno schema (settimanale – le giornate sono strutturate).

– Bubi al nido ha giocato in un ambiente creato attorno a lei, per lei, alla sua altezza, molto più sicuro di casa mia.

– Ogni intanto incontro genitori assetati di contatti sociali per i loro figli:   persone sconosciute incontrate per caso per strada che colgono l’occasione per far giocare il proprio figlio con un coetaneo, anche solo per qualche minuto…  All’asilo non solo la mia bimba ha iniziato a stare insieme ad altri bimbi (a volte difendendosi da loro, a volte sopraffacendoli), ma ha dovuto presto imparare la condivisione e a vivere nella sua piccola società, cosa che per lei, figlia unica e unica nipote qui in Italia, a casa non avveniva.

– Al nido, poi, ha imparato a rispettare le regole … non che a casa non le dessimo limiti, ma imitando gli altri bambini è stato più semplice imporle alcune cose.

– La cosa più importante, per me comunque è stata che al mattino, all’asilo, Bubi avesse l’opportunità di sfogarsi in un ambiente idoneo.  Dico questo perchè durante il primo anno al mattino lei stava molto spesso con me (mi ero organizzata per lavorare da casa) e l’ultimo mese era diventata impossibile da gestire:  lei aveva bisogno di muoversi giocare, esplorare e io dovevo lavorare e non riuscivo a dedicarle la giusta attenzione.

– Si ha l’occasione di entrare in contatto con altre mamme e condividere con loro la proprio esperienza…

– Il menù dell’asilo è vario, bilanciato e controllato.

CONTRO

La prima volta che Bubi ha abbracciato la maestra mi sono sentita male, poi però ci si fa l’abitudine e ho iniziato ad inquadrarla al di fuori del binomio mamma&figlia.

– I bambini che vanno all’asilo si ammalano.  I bambini che non vanno all’asilo si ammalano.  E’ vero, però, che tendenzialmente il bimbi al nido sono più a rischio.  Noi quest’anno siamo stati fortunati:  a parte il mese di gennaio in cui Bubi è stata male 4 giorni si e due no, per il resto ha avuto solo un banale raffreddore (quasi perenne).  Di sicuro questo non è stato merito del mio latte, visto che ho fatto un allattamento misto fino a 3 mesi.  Che si sia rinforzata grazie al mese di mare che ha fatto l’anno scorso?  Mah, qualcosa aiuta.  Penso che aiuti molto anche il fatto che all’asilo erano solo in 12 circa e quindi le epidemie sono contenute rispetto a classi di 45 persone.  C’è da dire anche che la maestra è molto precisa, forse anche troppo, e al minimo sintomo rispedisce il bimbo a casa.  Questo ci porta ad un altro punto:

– L’asilo non è una soluzione definitiva.  Bene o male ci deve essere qualcuno disponibile in caso di malattia o in caso che si venga chiamati dalla maestra perchè il bambino manifesta qualche problema.  Come dicevo prima la nostra maestra è così precisa che manda al minimo segnale…  troppo precisa.  Bubi mi è tornata a casa 3 volte per presenta congiuntivite che era solo un occhietto un po’ rosso.  In questo modo, però abbiamo evitato un paio di volte la mani-piedi-bocca, la sesta malattia e via dicendo.

– Avere più persone che si dedicano a tuo figlio comporta il fatto che ognuna deve dire qualcosa in merito e molto spesso le opinioni si contrastano….  essere madre è un duro lavoro di destrezza, di conciliazione anche tra nonne, papà, maestre …

 

Ho accompagnato Bubi il primo giorno dell’asilo che a malapena si reggeva sulle sue gambine (aveva appena iniziato a camminare).  Io avevo le lacrime agli occhi, lei aveva adocchiato un biscotto e nemmeno si è girata indietro a salutarmi.  Adesso è cresciuta di 10 cm, parla, canta, salta, ma soprattutto è una bambina felice e serena.  Il problema rimane uno solo:  non riesco mai a caricarla in auto per portarla a casa!


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